
Come gestire il tuo tempo
7 Febbraio 2025Quanto vale il tuo “tesoro lessicale”

Parole, parole, parole… cantava Mina, assieme ad Alberto Lupo nel lontano 1972.
Una canzone diventata iconica, sia per chi (come me) la ricorda “dal vivo”, sia per chi l’ha apprezzata ed imparata decenni dopo.
Prendo spunto da questo brano musicale per “parlare di parole".
Innanzitutto, occorre ricordare che la lingua italiana offre un immenso panorama linguistico (dono della nostra lingua madre, il Latino), arricchito delle vare forme che ogni singola parola può assumere: maschile, femminile, singolare e plurale.
Una scelta immensa per rendere i nostri discorsi unici, memorabili ed emozionanti.
Eppure, ciò che sembra così facile e naturale, è tutt’altro che un asset scontato: se ci pensi, utilizzi – più o meno – sempre le “stesse” parole, gli stessi termini, gli stessi verbi, gli stessi modi di dire.
Entrando nel dettaglio dei singoli punti si evidenzia ancora meglio come il Business Coaching sia una formidabile leva operativa nella gestione del tempo, riagganciando – tra l’altro – il noto Ciclo di Deming P-D-C-A (Plan – Do – Check – Act) sempre attuale per quanto attiene la gestione ottimale dei processi.
Questo accade perché il nostro cervello, che è una macchina tanto potente quanto pigra, tende ad “innamorarsi” di alcune parole e le parcheggia comodamente nei suoi costrutti.
Inoltre, andando spesso di fretta (tanto nei ragionamenti che nel parlato), lo stesso cervello non ha il tempo sufficiente per fare una ricerca più approfondita di altri termini e – quindi – prende spesso le sue “parole preferite”.
Ecco, quindi, una prima regola: rallentare, abbassare il ritmo, darsi tempo per scovare le parole giuste che – spesso – sono nascoste dalla polvere di anni di inutilizzo e dalle dimenticanze dovute alle nostre routine.
Dobbiamo sempre tenere a mente che le parole sono delle vere e proprie immagini per il cervello (il nostro nel momento in cui le elabora e quello della controparte quando ci ascolta) e con esse noi “disegniamo” scenari in continuazione, offrendo panorami molto belli e altri molto meno belli.
Come spiega magistralmente Paolo Borzacchiello, ogni parola definisce un suo “frame”, cioè un telaio visuale che contiene diversi concetti – collegati alla parola stessa: parole belle producono frame belli, parole brutte… beh ci siamo capiti!
Pensa a quante volte noi stessi creiamo contesti comunicativi e relazionali sbagliati, proprio perché selezioniamo parole a “valenza negativa”, che generano in chi ci ascolta delle reazioni neuronali e chimiche che provocano un “allontanamento”.
Sta a noi (in quanto emittenti del processo comunicativo) governare questo processo, scegliendo parole a “valenza positiva” e – possibilmente – sviluppare un “vocabolario visuale” (come dice Beau Toskich).
Ti stai chiedendo quanto sia difficile?
Ti rispondo subito: è MOLTO DIFFICILE!
Le abitudini lessicali si cambiano nel tempo con impegno, studio e ascolto di sé, e allenandosi continuamente, senza paura di sbagliare e accettando errori e inciampi come una fase del percorso.
Dovrai dare tempo al tuo cervello di “smontare” alcune convinzioni radicate nel profondo e – allo stesso momento – fare in modo che ci sia il giusto spazio per un nuovo arredamento comunicativo.
E ricorda sempre una cosa fondamentale: tu sei le parole che usi, e le parole sono il tuo biglietto da visita.